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Anche il Comitato Europeo dei Diritti sociali di Strasburgo ha stabilito che il personale docente precario va immesso in ruolo dopo 36 mesi

Tale condanna scaturisce dal fatto che solo il governo italiano non tiene conto dei tre anni di supplenza massimi consentiti in tutti i Paesi membri; la legislazione italiana non garantisce tutele adeguate contro l’abuso dell’illegittimo ricorso a contratti a tempo determinato ed infatti, al personale che lavora nel settore dell’istruzione pubblica non vengono offerte idonee garanzie di stabilizzazione anche in considerazione del fatto che gli stessi sono esclusi dalle Graduatorie ad esaurimento.

Finalmente, il Comitato Europeo, ha espresso parere favorevole sul ricorso n. 146/201, stabilendo che tutti quei precari che sono stati esclusi dalle Graduatorie ad Esaurimento, potranno rivendicare il proprio giusto diritto all’immissione in ruolo, attraverso uno specifico canale di reclutamento, senza ulteriori selezioni laddove hanno maturato 36 mesi di servizio a causa della reiterata stipula di contratti a termine da parte dello Stato italiano, accertando, di conseguenza, una importante violazione dell’art. 1, paragrafo 2 della Carta sociale Europea.

Enorme soddisfazione si denota nelle parole dell’ Avv. Vincenzo Piscitelli, del foro beneventano, che da anni sta portando avanti la difesa dei diritti dei precari nella P.A.

“Ho sempre creduto in questa battaglia e ora più che mai, insieme allo studio, porteremo avanti i percorsi iniziati a difesa dei precari con sempre maggiore convinzione e determinazione affinché presto, anche da tutte le aule di giustizia italiane possano essere prodotte sentenze sulla base delle indicazione dei giudici di Strasburgo”.

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